†DeStRo† |
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| Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzionii ❝ William Shakespeare ❞.
«Allora Morirai!»
Risposta semplice a semplice affermazione, seppur la prima era pronunziata da chi vedeva la sua anima sul filo di una lama e la seconda chi reggeva quela lama dalla parte del manico. Mikadzuki sapeva che era questione di tempo. Tutti parlano, tutti hanno un prezzo, proprio come quella meretrice che lo aveva indotta a cancellare il suo semplice essere e rinascere dietro i materiali ormai pregni di sangue di quella maschera; sapeva inoltre che il prezzo per la gentaglia che, come quell'uomo, era solita campare vendendo informazioni, spesso a discapito di altre anime, poteva essere pagato in più modi: col denaro, o col dolore. Il primo gli mancava. Il secondo poteva dispensarlo come meglio credeva seppur quel giorno decise che sarebbe toccato ad un altro quell'ignaro compito. Sapeva che era solo questione di tempo prima che parlasse e, lui, di tempo ne aveva a sufficienza. Il dolore non era solo il medoto più conveniente ma anche il più efficace.
Mentre le grida dello sventurato facevano da eco in quello scantinato dall'aria polverosa ormai pregna di sangue e disperazione, si voltò verso i tre corpi privi di sensi che giacevano nell'angolo opposto a quello ove era appeso il padrone di casa. Ripensò a quando si era introdotto nell'abitazione, imbavagliando e legando quei tre corpi che alle volte cercavano di liberarsi, per poi perdedre forze e speranze e, successivamente, riacquistarle e sprevarle in vani ed inutili tentativi. Ricordò anche di quando l'uomo gli aveva implorato di non fare del male alla sua famiglia. Forse era stata la risposta affermativa a riempire di determinazione l'uomo che ora soffriva come un maiale. Peccato che fosse la determinazione sbagliata e che presto sarebbe crollata... così come era crollato il figlio più piccolo, sotto shock per lo spavento. Non aveva motivo di fare loro del male. Ciò che gli serviva poteva essere cacciato fuori solo dalla bocca ormai ridotta ad una singola smorfia di dolore di quel dannato maiale. Per questo trovava inutile infliggere pene a chi aveva la colpa di essere uscito dal pene di un cane bastardo come quello.
Poi la sua attenzione di posò di nuovo sul corpo del malcapitato, mentre i mugolii e le urla attutite dagli stracci, facevano da contorno a quelle del torturato. Lo fissava e non pensava a nulla. Non trovava nè giusto nè ingiusto quel suo modo di fare. Pensava semplicemente che era un contratto di compravendita leggermente insolito. entrambi, infatti, erano possessori di qualcosa. Lui aveva l'informazione e l'uomo mascherato aveva i suoi mezzi per ottenerla. Tutto qui.
L'ennesimo urlo del torturato, mentre il boia apriva le sue carni con un attrezzo che Mikadzuki non aveva mai visto, arrivò come una richiesta disperata di aiuto alle orecchie della moglie che, ormai arresa, era in preda ad un pianto disperato. Mikadzuki fu disposto a scommettere che quando la donna avesse finito le lacrime, prima o poi, dagli occhi sarebbe uscita la sua anima sotto forma di gocce. Sorrise, quasi intenerito da quella dimostrazione estrema di amore e, poi, la tenerezza venne spinta via dal dolore del ricordo di una donna simile e opposta a quella, di una donna che lo tradì nel momento del bisogno. Così il sorriso divenne una smorfia di odio e poi un semplice sospiro.
Poggiò le spalle al muro, noncurandosi del fatto che la camicia potesse sporcarsi per via della polvere di quella stanza ove i barili che un tempo, forse più felice di quello presente, erano ammassati su un lato della stanza, ora erano distrutti e facevano da contorno in quella camera del massacro. Alla sinistra del torturato, poi, vi era un pesante tavolo in quercia ove il boia aveva poggiato i suoi attrezzi. In alto un piccola finestrella con delle grate che dava sulla strada. Nessuno a quell'ora gli avrebbe ascoltati e, anche se fosse successo, per Mikadzuki sarebbe stato solo una piccola complicazione, un modo alternativo per passare il tempo in attesa del risposta alla semplice domanda: "dove trovo il possessore del rotolo del patto acquatico". Quando ascoltò quelle parole l'uomo rabbrividì. Inizialmente Mikadzuki si chiese per quale motivo. Ora, invece, mentre vedeva l'uomo lottare per conservare la vita e la propria informazione, si diceva che presto lo avrebbe scoperto. Una parte di se non vedeva l'ora. Un'altra parte diceva che non gliene importava un beato cazzo. fissò ancora una volta l'uomo negli occhi da dietro la maschera. egli, come se avesse scorto nell'anima e nella storia del bastardo mezzo-sangue, rabbrivì come intimorito.
«Suvvia non vorrai educare tuo figlio con questo spettacolo spregevolei!»
Ti ho ciulato il code che tu lo voglia o meno. ù.ù |
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Edited by †DeStRo† - 23/7/2012, 18:05
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