Una Goccia nel Mare, » Destro per il patto Acquatico

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view post Posted on 21/7/2012, 09:44

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Una goccia nel mare


Mikadzuki Hebitsuki
Test Patto Acquatico ❞.
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«Non lo saprai mai!»

Disse una voce dolorante ma la verità era ben diversa: quell'uomo stava per confessare la verità su quel contratto. Legato con mani e piedi, in quel lugubre scantinato veniva torturato con ogni attrezzo possibile, pur di rivelare il luogo.

Una maschera osservava, in silenzio mentre il boia sembrava divertirsi con la carne umana. Non diceva nulla, sembrava aspettare in silenzio, non era nemmeno possibile comprendere se lui approvasse o meno quel comportamento, in fondo nessuno lo conosceva, nemmeno noi lo conosciamo no? E allora, che attendi mia giovane maschera, parla di la tua ed esprimi il tuo punto di vista, tanto lo sai che quell'uomo ti dirà dove trovare il detentore di quel contratto no?


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Insomma, devo dirti qualcosa? La maschera sei tu <3





 
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†DeStRo†
view post Posted on 23/7/2012, 16:49




Un Passo Verso Lei


Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzionii
William Shakespeare ❞.
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«Allora Morirai!»



Risposta semplice a semplice affermazione, seppur la prima era pronunziata da chi vedeva la sua anima sul filo di una lama e la seconda chi reggeva quela lama dalla parte del manico.
Mikadzuki sapeva che era questione di tempo. Tutti parlano, tutti hanno un prezzo, proprio come quella meretrice che lo aveva indotta a cancellare il suo semplice essere e rinascere dietro i materiali ormai pregni di sangue di quella maschera; sapeva inoltre che il prezzo per la gentaglia che, come quell'uomo, era solita campare vendendo informazioni, spesso a discapito di altre anime, poteva essere pagato in più modi: col denaro, o col dolore.
Il primo gli mancava.
Il secondo poteva dispensarlo come meglio credeva seppur quel giorno decise che sarebbe toccato ad un altro quell'ignaro compito.
Sapeva che era solo questione di tempo prima che parlasse e, lui, di tempo ne aveva a sufficienza. Il dolore non era solo il medoto più conveniente ma anche il più efficace.

Mentre le grida dello sventurato facevano da eco in quello scantinato dall'aria polverosa ormai pregna di sangue e disperazione, si voltò verso i tre corpi privi di sensi che giacevano nell'angolo opposto a quello ove era appeso il padrone di casa.
Ripensò a quando si era introdotto nell'abitazione, imbavagliando e legando quei tre corpi che alle volte cercavano di liberarsi, per poi perdedre forze e speranze e, successivamente, riacquistarle e sprevarle in vani ed inutili tentativi.
Ricordò anche di quando l'uomo gli aveva implorato di non fare del male alla sua famiglia. Forse era stata la risposta affermativa a riempire di determinazione l'uomo che ora soffriva come un maiale. Peccato che fosse la determinazione sbagliata e che presto sarebbe crollata... così come era crollato il figlio più piccolo, sotto shock per lo spavento.
Non aveva motivo di fare loro del male. Ciò che gli serviva poteva essere cacciato fuori solo dalla bocca ormai ridotta ad una singola smorfia di dolore di quel dannato maiale. Per questo trovava inutile infliggere pene a chi aveva la colpa di essere uscito dal pene di un cane bastardo come quello.

Poi la sua attenzione di posò di nuovo sul corpo del malcapitato, mentre i mugolii e le urla attutite dagli stracci, facevano da contorno a quelle del torturato.
Lo fissava e non pensava a nulla. Non trovava nè giusto nè ingiusto quel suo modo di fare. Pensava semplicemente che era un contratto di compravendita leggermente insolito. entrambi, infatti, erano possessori di qualcosa. Lui aveva l'informazione e l'uomo mascherato aveva i suoi mezzi per ottenerla. Tutto qui.

L'ennesimo urlo del torturato, mentre il boia apriva le sue carni con un attrezzo che Mikadzuki non aveva mai visto, arrivò come una richiesta disperata di aiuto alle orecchie della moglie che, ormai arresa, era in preda ad un pianto disperato. Mikadzuki fu disposto a scommettere che quando la donna avesse finito le lacrime, prima o poi, dagli occhi sarebbe uscita la sua anima sotto forma di gocce.
Sorrise, quasi intenerito da quella dimostrazione estrema di amore e, poi, la tenerezza venne spinta via dal dolore del ricordo di una donna simile e opposta a quella, di una donna che lo tradì nel momento del bisogno. Così il sorriso divenne una smorfia di odio e poi un semplice sospiro.

Poggiò le spalle al muro, noncurandosi del fatto che la camicia potesse sporcarsi per via della polvere di quella stanza ove i barili che un tempo, forse più felice di quello presente, erano ammassati su un lato della stanza, ora erano distrutti e facevano da contorno in quella camera del massacro. Alla sinistra del torturato, poi, vi era un pesante tavolo in quercia ove il boia aveva poggiato i suoi attrezzi. In alto un piccola finestrella con delle grate che dava sulla strada. Nessuno a quell'ora gli avrebbe ascoltati e, anche se fosse successo, per Mikadzuki sarebbe stato solo una piccola complicazione, un modo alternativo per passare il tempo in attesa del risposta alla semplice domanda: "dove trovo il possessore del rotolo del patto acquatico".
Quando ascoltò quelle parole l'uomo rabbrividì. Inizialmente Mikadzuki si chiese per quale motivo. Ora, invece, mentre vedeva l'uomo lottare per conservare la vita e la propria informazione, si diceva che presto lo avrebbe scoperto. Una parte di se non vedeva l'ora. Un'altra parte diceva che non gliene importava un beato cazzo.
fissò ancora una volta l'uomo negli occhi da dietro la maschera. egli, come se avesse scorto nell'anima e nella storia del bastardo mezzo-sangue, rabbrivì come intimorito.

«Suvvia non vorrai educare tuo figlio con questo spettacolo spregevolei!»


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Ti ho ciulato il code che tu lo voglia o meno. ù.ù






Edited by †DeStRo† - 23/7/2012, 18:05
 
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view post Posted on 3/9/2012, 23:03

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Una goccia nel mare


Mikadzuki Hebitsuki
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I segni della follia si disegnarono sul volto ormai deformato dell'informatore che ormai allo stremo delle forze, distrutto sia nella mente che nel fisico, sembrava essersi convinto a parlare. Ansimava, o forse cercava di respirare visto che alcune costole gli avevano perforato i polmoni e la bocca era completamente impastata di sangue.

«Mi ... sarei dovuto incontrare con il contatto domani notte alle 4 ... al molo secondario di Kiri»

Quelle furono le ultime parole uscite dalla bocca dell'uomo che subito dopo perse i sensi. Il boia guardò quasi con rammarico il suo mandante, come se gli chiedesse di terminare il lavoro ma tale decisione spettava solo a Midadzuki, che ormai aveva ottenuto le informazioni di cui necessitava, o almeno cosi sarebbe dovuto essere.


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Scusa per l'attesa xD
Ad ogni modo, rileggi meglio i post Cosimo, ci sono vari errori di distrazione e la punteggiatura potrebbe essere usata meglio. Frasi come questa:

"prima che parlasse e, lui, di tempo ne aveva a sufficienza." sono un assassinio per chi legge. Hai usato la virgola per rafforzare la pausa e di solito ciò si deve evitare. Cerca di usare - quando ti riesce - anche il punto e virgola o i due punti, ovviamente nel modo corretto.





 
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†DeStRo†
view post Posted on 6/9/2012, 18:23




Un Passo Verso Lei


Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzionii
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Non avevo più nulla da fare li. Avevo ottenuto quello che desideravo e potevo sparire per sempre dalla vita di quell'uomo; sempre se egli avesse continuato a vivere dopo quella sera.
Pensai che utilizzarlo all'indomani come esca potesse essere una buona idea ma, viste le condizioni in cui il mio boia lo aveva ridotto, lasciai perdere l'idea.

« Non mi servono più. Divertiti come meglio credi. »

Dissi quelle parole con la consapevolezza di uno che non aveva le mani sporche di sangue ma l'anima così colpevole da essere più marcia di una carogna in un deserto. Ad ogni modo non mi importava; tutti, boia compreso, non erano altro se non futili pedine per ottenere quel frammento di potere che tanto mi serviva per vendicarmi di lei.
Solo lei, quella dannata puttana, sarebbe morta uccisa dalle mie stesse mani. Era l'unica vita di cui mi importasse al momento.

Mossi qualche passo e, prima di uscire dall'abitazione, posai lo sguardo sulla donna incatenata. Per un attimo un istinto animalesco mi face pensare di abusarne del suo corpo. L'altra parte della mia anima invece, mossa più che dall'orrore verso le femmine che dalla pietà, m'impose di prenderla per il collo e gettarla di forza di fianco a suo marito.

« In altre occasioni ti avrei violentata.» Dissi. « Ma il tuo sesso mi fa schifo. Non pensare a male di me. E' colpa di una femmina come te se sono diventato la mente che sta dietro al tuo boia. Se vivrai o meno ora dipenderà solo da lui.»

Indicai l'omone mascherato che già impugnava uno dei suoi attrezzi marci e sporchi di sangue rappreso. Feci cenno di frenare per un attimo il suo impeto.

« Sai? Io l'amavo. Cazzo se l'amavo! E lei? Lei mi pugnalò nel vero senso della parola. Mi crede morto ora... Chissà che faccia farà. »

Pronunciai le parole fissando la donna nei suoi occhi blu cobalto. Occhi ormai spenti e privi di ogni sentimento. Per un attimo riconobbi i miei nei suoi: non provai assolutamente nulla.

« Tuo figlio però non merita la morte. La sua anima non è macchiata dei vostri peccati. Non lo rivedrai mai più! »

Il volto della donna in lacrime fu l'ultima cosa che ricordo di quella casa. Presi il corpo del bambino svenuto e lo caricai su una spalla, neanche fosse un sacco di patate. Lo abbandonai innanzi l'ospedale più vicino con la coscienza di chi sa di aver eliminato due anime che il mondo non avrebbe mai pianto.
Era una famiglia di ex assassini che si erano ridotti a vivere come due informatori.
Alle volte mandavano a segno qualche colpo; altre volte corrompevano i ninja di kiri vendendo loro informazioni. Ora non avrebbero fatto più nulla di tutto ciò.

Passai la giornata a riposare nella stanza di una locanda. Mi svegliai che era pomeriggio inoltrato. Feci una doccia veloce con la consapevolezza che nessuna di quelle gocce d'acqua avrebbe mai potuto lavare mia lo sporco dei peccati dalla mia pelle. Mi guardai allo specchio prima di rimettermi la maschera.

"Come mi ha ridotto..." Pensai.

Passai l'intero pomeriggio a rimurginare su quella che era stata la mia vita prima di conoscerla. Una vita ordinaria, senza peccato. Sogni ed aspirazioni, così come li hanno tutti.
Ora, invece, per inseguire una vendetta che sapevo essere inutile vivevo nascondendo il volto sotto mille maschera; una tra queste, quelle dell'impassibile assassino, ancora non mi calzava a pennello.

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Ero al molo, celato dietro dei container, che erano le undici e mezza. Sapevo che mancavas ancora qualche minuto all'arrivo del "contatto", ma amavo il paesaggio che quella fresca sera mi aveva offerto. La luna era piena: completamente opposta al mio segno. Il suo riflesso era vivo nelle acque.
Assaporai ogni dolce istante di quei minuti di attesa. Era solo il primo passo verso la mia amata vendetta ma, ogni aventuriero so che per vivere le sue avventure ogni singolo passo è importante.


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view post Posted on 1/10/2012, 18:16

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Una goccia nel mare


Mikadzuki Hebitsuki
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Il molo secondario di Kiri era un luogo dimenticato dagli uomini e dagli Dei. Un posto che solo un folle avrebbe raggiunto e in fondo la nostra maschera cos'era? Non era forse un folle? Non aveva forse perso il senno?

Giunto nel luogo di incontro qualcosa di strano e anomalo sembrava aleggiare nell'aria: una nebbia strana, quasi sinistra ed una lugubre risata spezzo la tranquillità di quella notte. Solo una risata e null'altro.

Che il contatto ti avesse tratto in inganno?


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†DeStRo†
view post Posted on 4/10/2012, 12:35




Un Passo Verso Lei


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Era quasi giunta l'ora. Il posto era deserto e in quei spenditi attimi di attesa nessuno aveva osato mettere piede sul molo. Restando comunque prudente decisi di rimanre accovacciato dietro un container; occhi semichiusi e sensi sempre all'erta.
Per molti uomini l'attesa era snervante. Io, al contrario, vi trovavo una sorta di strana eccitazione, quasi come se attendere fosse persino meglio del combattere. Non ci potevo fare niente; ero sempre stato un tipo molto paziente e forse era per questo che amavo attendere.

Aspettare
Aspettare
Aspettare



Non capivo perchè l'uomo odiava questo sacro rituale dell'attesa. Non vi era spreco di energie, nessuna risorsa utilizzata, nessuno spargimento di sangue o azione inutile. Eppure l'attesa era spesso causa di rabbia, timore, spesso anche follia.

Era quasi giunta l'ora quando ad un tratto una fitta nebbia invase la zona in modo del tutto sospetto, visto che le condizioni metereologiche di quella sera non sembravano presagire nulla di simile.
Sorrisi conscio che qualcosa stava andando storto; l'attesa era terminata e presto sarebbe arrivata l'azione.
Mi rialzai lasciando scivolare il nero mantello che avevo indossato per l'occasione tra il candore delle nebbiolina, pensando che probabilmente era più fitta quella che da anni offuscava il mio cuore.

Una tetra risata confermò la mia ipotesi. Ero stato tratto in inganno dall'informatore. Maledii la sua anima, augurandomi che orastesse bruciando tra le fiamme dell'inferno, e che il suo corpo fosse ormai del tutto carbonizzato.
Arrivai al centro del molo e abbassai il cappuccio, rivelando la mia maschera alla nebbia. Lentamente feci passate il braccio destro dall'interno del mantello che ricopriva il mio corpo, affinchè il movimento potesse essere impercettibile, afferrando quindi la Samehada.

Se davvero la nebbia era stata causata da qualcuno, ero convinto che presto si sarebbe rivelato. Avrei potuto fondermi con la spada per rivelarne il chakra, ma decisi di attendere ancora un poco per accrescere il divertimento e il brivido dell'attesa.

« Quando vuoi, mio caro »

Le parole si fusero con la nebbia. Volevo dimostrare a quell'uomo che, nonostante i suoi subdoli trucchi, non lo temevo. Volevo dimostrare di essere pronto e degno. Degno di ottenere il potere per la mia vendentta.



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