Il cuore caldo della nebbia.

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view post Posted on 11/10/2012, 19:34

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Introduzione al GDR per Eclipsed


Benvenuto su NvO, anche se nel tuo caso sarebbe meglio dire bentornato. Prima di darti carta bianca sul portale del nostro GDR verrai sottoposto ad una sorta di test di ingresso. Non si tratta di un esame, ma di una sorta di tutorial in cui il tuo "master" farà in modo che tu abbia a tua disposizione tutte le basi per poter ruolare sul nostro portale, approcciandoti correttamente con le regole di gioco.

L'introduzione si svolge eseguendo una vera e propria scena interpretativa che allestiremo prendendo spunto dal background del tuo personaggio che hai depositato in scheda.

Hiro è un ninja del villaggio della nebbia, uno dei 5 grandi pilastri degli shinobi assieme al villaggio della foglia, della sabbia, della nuvola e della roccia e che, tutti assieme, hanno contribuito a debellare il morbo dell'Akatsuki, la più grande organizzazione di Mukenin conosciuta. Nel corso degli anni il governo ha espresso la sua egemonia su tutte le terre ninja, nebbia compresa e ora regna una sorta di pace apparente, figlia della grande alleanza [vedi Storyline]. Cronologicamente vorrei ambientare questa ruolata nel momento in cui Hiro apprende di avere un particolare tipo di chakra, derivato probabilmente da un'abilità innata.

La traccia quindi è semplice, descrivi il tuo personaggio, una premessa introspettiva o anche uno stralcio di vita vissuta all'interno del villaggio fino al momento in cui si manifesta il potere, questa parte voglio che sia descritta per bene, ma che ti fermi subito dopo averla descritta, cosi che io possa continuare. Buona fortuna Scott.... ehm, Eclipsed
 
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Eclipsed
view post Posted on 11/10/2012, 23:55




"Figliolo, non ricordi, anni fa, quando c'era la guerra? Avresti pregato per un piatto del genere. Sù, cerca di mangiare."

Hiro restò rigido a fissare il piatto davanti a sè. Erano tutti a tavola, e nessuno parlava da un pezzo. L'improvvisa interruzione di Tod fece sobbalzare Maya, che cominciò a mandar già qualche boccone con difficoltà: neanche lei aveva molto appetito. Ma il giovane parve non aver udito quanto detto dal padre. Tod sospirò. non sapeva più cosa dire. Era ormai una settimana che andava avanti così, da quando...

SKREK

Hiro si era improvvisamente alzato in pedi.
"Non ho fame, credo che uscirò."
Prima ancora di aver terminato la frase aveva già un piede fuori dalla porta. La madre tentò di dire qualcosa, ma rinunciò
"Verrai domani in ospedale?" Tentò Tod. La risposta fu un cenno di mano interpretabile come un "lascia perdere".

Restarono in silenzio fino al tonfo della porta d'ingresso. Tod allontanò il piatto e si alzò, offeso. Si diresse verso la poltrona e lì si lasciò cadere. Maya si alzò e cominciò a pulire la tavola. Nessuno dei due parlò finchè Maya non ebbe finito; quindi fu lei a rompere il ghiaccio: "Su, andiamo a dormire. E' inutile pensarci, dovrà risolverla con le sue forze..." Mentre parlava si sfregava nervosamente le mani, ma il suo intento era quello di tranquillizzare il marito. Era stato lui a rivelare a Hiro la verità, e Maya sapeva che si sentiva in colpa per questo. In colpa per non averglielo detto prima.
Tod allungò il braccio peloso e acchiappò una pipa in mogano, riposta sul comodino accanto al tavolo. Accese il tabacco con un fiammifero e diede qualche boccata, osservando corrucciato la finestra. Fuori la nebbia era fittissima. "Lo sai, cara. Ho sbagliato. Non è necessario che ti assuma anche tu questo peso... ora va' a dormire. Anche io dovrò risolverla da me.". Maya restò qualche istante ad osservarlo. Poi si avvicinò lentamente, gli prese la pipa con gesto fermo e diede anche lei una profonda boccata; poi fissandolo negli occhi disse: "Ricordati che abbiamo deciso tutto insieme. E pagheremo insieme. Voglio affrontare questa cosa con te... ne sento il bisogno" e gli ricacciò la pipa in bocca, per poi voltarsi e andare a dormire.

Non passò molto prima che Tod spegnesse la pipa e la raggiungesse a letto.

_________________________________________ _ _ _

Quella sera la nebbia era più fitta del solito. Una volta uscito, Hiro si accorse di non poter vedere a più di un palmo dal naso. Ma non avendo alcuna intenzione di tornare dentro, proseguì sparendo tra la foschia. L'aria era fredda e pungente. Hiro era detto "piede lungo". Adorava camminare, specialmente in momenti come questi, in cui aveva qualche male da estirpare. Ma stavolta il vuoto che provava dentro non era uno di quelli facilmente riempibili. Bensì un profondo e oscuro vortice, un maldipancia scostante e infernale a causa della tensione addominale. Camminò, passo dopo passo, allonandosi da quella che credeva fosse la sua casa, la sua famiglia, e più la distanza che lo separava da essa andava ad aumentare, più avvertiva un senso di liberazione. Da quando aveva saputo che i loro genitori, non erano i suoi veri genitori, non riusciva più a guardarli negli occhi, a condividere la stessa stanza. Non sapeva più come considerarli. Specialmente Tod. Possibile che fino ad allora non gli avesse mai detto la verità? Il loro era un rapporto speciale: l'amore paterno sfociava nell'amicizia più pura. Per anni Hiro lo aveva accompagnato all'ospedale della città, imparando la professione con passione, aiutandolo e condividendo insieme l'orrore della guerra e la sofferenza dei feriti... Strinse i pugni. Doveva ancora considerarsi fortunato, nonostante tutto. La pace era finalmente giunta, e loro erano tutti vivi, e la loro casa era una delle poche che non subì danni a sguito della lunghe battaglie che si tennero nel loro villaggio, Fujima.

Ormai era un po' che camminava, diretto verso un piccolo giardino pubblico a poche centinaia di metri da casa sua. Si accorse di aver oltrepassato il cancello d'ingresso e di costeggiare un piccolo stagno posto al centro del parco. Girare per Fujima di notte era davvero impossibile: la nebbia sembrava fosse un muro di mattoni bianchi, e Hiro bestemmiò forte quando urtò qualcosa di duro all'altezza del ginocchio. La rabbia lo colse d'improvviso, e improvvisamente il suo stomaco fu invaso da una grande sensazione di energia, di calore. Gli capitava spesso negli ultimi mesi, ma ancora non riusciva a capire quale fosse il motivo. Si accorse che l'oggetto contro cui aveva urtato era una lunga panchina in ferro battuto. Dunque vi si sedette e si massaggiò la gamba dolente. Poi si guardò le mani: sentiva che anche queste erano bollenti, rispetto al viso e al resto del corpo. Alzò lo sguardo e si rese conto che la nebbia non c'era più. Possibile? Guardando meglio si rese conto che era come se la foschia fosse scomparsa in un raggio di 10 metri intorno a lui. Si alzò in piedi, stranito. Era proprio così: si trovava in un cerchio ben delineato, i margini definiti dalla spessa nebbia bianca. "Ma che diavolo succede? Cos'è questo strano fenomeno?" Per un attimo ebbe paura e si guardò intorno ansioso: ma non c'era nessuno. Cominciò a correre e il suo cuore sussultò quando vide che ovunque andava la nebbia si diradava: era come se fosse idrorepellente. Hiro scoprì quella notte di poter controllare il tasso di umidità nell'aria. Passò l'intera nottata a cercare di prendere coscienza di questa sua capacità, provando a concentrarsi in vari modi: notava che il calore dentro di sè era talmente alto che la sua pelle fumava nel buio della notte... Passata qualche ora, durante la quale si era divertito a formare forme geometriche di nebbia nell'aria limpida, casualmente, si era trovato nei pressi dello stagno. Gli venne spontaneo accucciarsi per bagnarsi le mani, e fu nel momento in cui immerse le mani nell'acqua che sussultò, osservando l'acqua bollire improvvisamente. Com'era possibile? Le mani pulsavano e fumavano, completamente asciutte. Raccolse dell'acqua con le mani a coppetta e la osservò curioso evaporare nell'aria. "E' come se qualcosa dentro di me stia bruciando.." pensò. Poi si alzò in piedi e osservò la placida superficie del lago smossa da sinuose onde che andavano perdendosi nel buio della notte. Provò a concentrarsi e si fissò nuovamente le mani. Sentiva che tutta la sua energia era concentrata lì, tra le dita e il palmo: sarebbe stato in grado di "trasferirla" al resto del corpo? Chiuse gli occhi e spese una manciata di minuti prima di avvertire lo stesso calore, oltre che nella pancia e nelle mani, anche nelle gambe e sulle braccia. "Così va meglio..." Si accucciò nuovamente sulla sponda del lago "Oh!". Ora la superficie del lago si era mossa senza che lui l'avesse toccata. Stese le braccia e cominciò ad eseguire dei movimenti dolci e ondulatori con le mani, a qualche centimero dalla superficie. Sorrise divertito mentre osservava l'acqua spostarsi e mescolarsi come se stesse usando un grande paiolo invisibile. Fece un violento gesto di apertura con il braccio destro e un'onda gigante travolse i cespugli al lato dello stagno; delle rane gracchiarono impaurite e si allontanarono saltellando. Ora Hiro si stava sforzando, stringendo i pugni, con l'intenzione di concentrare quanta più energia possibile e liberarla tutta insieme nello stesso momento. Quando distese tutte e due le braccia, l'intera quantità d'acqua presente nello stagno si disperse nell'aria. Scomparve completamente, lasciando Hiro di stucco. "Questa sì che è una figata!" Pensò soddisfatto! Sarebbe stato capace di concentrarsi e riempirlo nuovamente? Ormai aveva intuito di poter sfruttare l'intera quantità d'acqua presente nell'aria attorno a sè. Ci vollero ore prima di riuscirci...

__________________________________ _ _ _

Hiro ansimava, a quattro zampe sul terreno. Il parco era ormai completamente libero dalla nebbia, probabilmente l'unico spazio in tutta Kiri ove, all'alba, l'aria fosse limpida e pulita. Un albero a pochi metri da lui fumava, annerito. E un'euforia esplosiva corrodeva il petto del giovane. "... non posso crederci. Ho appena fatto esplodere un cazzo di albero!". Si lasciò cadere a terra, sdraiato sulla schiena, e scoppiò a ridere, non riuscendo a smettere per un bel pezzo. L'idea di aver appena vomitato una così grande quantità di energia dalla bocca, tale da bruciare un albero di quelle dimensioni lo faceva ridere a crepapelle. Si sentiva forte, diverso: con qualcosa in più rispetto a prima. Credeva di esser destinato a diventare un medico: non aveva mai pensato di possedere dei particolari poteri potenzialmente utili in battaglia. Le sue risa echeggiavano nel parco silenzioso. Il pensiero dei suoi veri genitori era lontano in quel momento...

Stato Fisico: Leggere scottature sul viso, stanco per lo sfogo energetico.
Stato Psicologico: Eccitato e felice per la scoperta del suo Chackra.
Chackra: 10/10
S

Edited by Eclipsed - 12/10/2012, 14:17
 
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view post Posted on 15/10/2012, 12:24

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« Fare subito rapporto al Mizukage. Finalmente ci siamo. »

Occhi celati da maschere perlate, candide come la neve. Alcuni membri delle squadre speciali degli anbu di Kiri pare siano nascosti nella notte ad osservare ciò che Hiro aveva appena appreso, come se lo stessero controllando, come se quell'evento fosse qulcosa di programmato, di cui non c'era che da attendere il manifestarsi. Il govane ninja non può saperlo, non potrebbe nemmeno immaginarlo.
La sua storia non è che agli inizi.

[...]

Trascorrono alcuni giorni dagli eventi che portarono Hiro a comprendere, sommariamente, il suo potenziale. Giorni di apparente calma che vennero interrotti da una convocazione. Il sensei dell'accademia affida a Hiro e un suo compagno di corso la prima missione ufficiale. Di categoria C, poco conto, ma se portata a successo porterebbe sicuramente aumentare le credenziali dell'aspirante medico. La missione è semplice, scortare un uomo dall'ospedale di Fujima a quello di Kiri, pare infatti che quest'uomo soffra di uno strano e misterioso morbo che solo un ospedale più avanzato può capire come curare. La missione però sembra incutere un pò di timore non tanto per come viene spiegata, ma perchè pare che il caposquadra che dirigerà le operazioni sarà un membro delle forze speciali il cui volto è celato dalla classica maschera bianca.


Ok, Hiro ha avuto modo di capire che in lui c'è qualcosa di sovrannaturale, ma prima di poter controllare a pieno questa sua capacità viene chiamato in missione (è pur sempre un ninja di Kiri). essendo alle prime armi viene assegnato un compagno/a e un caposquadra, su cui ti lascio carta bianca nella descrizione. L'idea che un anbu diriga le operazioni insospettisce e rassicura allo stesso tempo, spiega come proseguono i giorni dalla scoperta dei "poteri" fino alla convocazione per concludere poi al momento subito dopo le presentazioni.
 
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Eclipsed
view post Posted on 15/10/2012, 22:45




E' mattina inoltrata, e il sole mattutino scioglie la rugiada formatasi durante la fredda notte, nelle terre di Kiri. Hiro dormiva profondamente, turbato da fastidiosi incubi: non faceva che scappare da qualcosa, o da qualcuno, che lo inseguiva affannosamente. E, come ogni volta, si risvegliava col fiato corto e realizzava che si trattava solo del solito sogno. Si lasciò quindi cadere sul materasso e lasciò passare qualche minuto prima di alzarsi. Capì che era bel tempo dalla luce d'orata che filtrava tra le tapparelle della finestra. Spalancò le ante e osservò l'azzurro del cielo, inondato dal caldo tepore del sole. Gli uccellini cinguettavano, il vento sospirava leggero, il prato lussurreggiante splendeva e danzava. Fece un respiro profondo e si rese conto di essere davvero felice: "al diavolo gli incubi... il mondo oggi è sorridente", pensò scendendo di corsa le scale. Kiri vedeva raramente belle giornate come questa: la nebbia era presente quasi ventiquattr'ore su ventiquattro, d'estate o d'inverno. Ma bastava che le correnti dei venti cambiassero di poco il loro moto, aggirando i monti che separavano la loro terra da quella di Konoha, ed ecco che per qualche giorno si poteva godere di uno splendido cielo privo di nuvole. Scendendo in cucina, Hiro si mosse liberamente e senza pensieri: sapeva di essere solo a casa. Si preparò fischiettando la colazione, e una volta sedutosi a tavola si accorse di essere in ritardo. Mangiò dunque in fretta e furia e si avviò fuori dall'abitazione, diretto verso l'accademia del Villaggio. Hiro era molto felice di andarci: da quando aveva scoperto di possedere dei poteri speciali, assolutamente unici nel loro genere, si sentiva orgoglioso di avere l'opportunità di poter dimostrare a sè stesso e al mondo intero i proprio valore e le proprie capacità. Dunque affrettò il passo tagliando corto per il parco: non aveva alcuna intenzione di arrivare tardi alla lezione.

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Durante gli ultimi giorni, Hiro si era allenato tutti i giorni, specialmente il pomeriggio, dato che la mattina era impegnato in accademia. I suoi allenamenti occupavano la maggiorparte della gioranta, e a volte sfociavano fino tarda nottata, ben oltre il terzo coprifuoco, l'ultimo consentito se non si voleva pagare una multa salata facendosi trovare a zonzo per il villaggio di notte. Tutti questi sforzi avevano conseguenze positive: per prima cosa rendevano Hiro più fiducioso di sè e ansioso di scoprire cosa gli serbasse il futuro. E sopratutto tenevano la sua mente lontana dalle sue preoccupazioni; ma purtroppo non avva ancora imparato ad evitare di viverle durante la notte, nei momenti di sonno profondo. Non aveva ancora confidato a nessuno della sua nuova scoperta, per poter gustare con calma la reazione degli amici. Neanche ai suoi genitori, che cominciavano però a sospettare qualcosa: Maya trovò una maglietta completamente bruciata nel cestino, e Tod intuiva che qualcosa stava cambiando il ragazzo: e non si trattava dei suoi genitori. Hiro stava cambiando fisicamente. Era pieno di graffi e bruciature, le nocche spellate, e la sua persona emanava un'energia tutta nuova. Tod era un medico e conosceva bene il corpo umano; aveva avuto a che fare molto sia con persone normali che con Ninja dalle doti più singolari, e non si sarebbe stupito più di tanto se fosse venuto fuori che Hiro era dotato di qualche potere particolare. In qualunque caso, Tod era in buoni rapporti con il Sensei del giovane, e avrebbe saputo presto se qualcosa era cambiato davvero. Mentre avanzava in corsia, ccompagnando un paziente, pensava che forse era il caso di andare a farci due chiacchere. Sollevò lo sguardo e vide che di lì a un'ora avrebbe avuto 2 ore di tempo libero. "Bene" si disse "passerò per l'accademia e vedrò come sta il Sensei."

Alle 12.30 esatte, Tod si chiuse alle spalle le porte d'ingresso dell'ospedale, e si avviò a passo svelto verso la grande scuola. Gli ci volle poco per raggiungere la struttura, e trovò subito il Sensei: era anch'egli appena arrivato, così gli corse incontro e lo chiamò "Ehi, Kobawe!" . Il Sensei sorrise quando lo riconobbe "Buongiorno a te Tod, come andiamo?". Tod non volle mentire "non ci si può lamentare, anche se ultimamente ci sono dei problemi col ragazzo... ha saputo". Kobawe parve sorpreso "Ah, finalmente glielo hai detto? Era ora... Beh, è normale che inizialmente troverà difficile accettare lo stato delle cose. In ogni caso lo vedo bene, più forte e determinato che mai!". Tod si sentì subito meglio: "Le tue parole mi rincuorano... a tal proposito, hai notato nulla di strano in lui?". Kobawe fece un'espressione dolente, come se si aspettasse quella domanda. Gettò degli sguardi alle sue spalle e sembrò accertarsi bene che non vi fosse nessuno nei paragi prima di rispondere: "Beh... Tod, dovremo parlarne in privato un giorno... ci sono delle cose che non ti ho ancora detto" guardò bene nuovamente a destra e a sinistra e poi aggiunse, quasi sussurrando, tutto di un fiato "pare che il ragazzo stia sviluppando un potere singolare." Tod sobbalzò: aveva indovinato allora! "Avrà preso dai suoi veri genitori..." disse, non potendo notare una punta di risentimento nel suo tono di voce. Kobawe lo guardò molto seriamente "a quanto pare le squadre speciali sono interessate a lui. Ma fa' come se non ti avessi detto nulla... per ora non so dirti di più." Tod capiva benissimo. Quando si trattava di squadre speciali, bisognava parlare poco e capire molto. Annuì grevemente. "E c'è dell'altro: è giunto un incarico per lui. Sto giusto andando a portargli l'ordine." Questo Tod non se lo aspettava. Continuò ad annuire e con un cenno della mano ringraziò l'amico per la sua sincerità. Quindi lo salutò e si allontanò in fretta con la scusa di dover tornare in ospedale. Moriva dalla voglia di sapere di cosa si trattasse, ma Kobawe non ne aveva idea. Gli ordini del Mizukage giungevano ai Sensei sigillati, e per legge andavano aperti e letti di fronte al Ninja scelto. "Perchè tutto ciò mi infastidisce?"pensò tra sè e sè, mentre raggiungeva il mercato alla ricerca di Maya, per raccontarle le novità.

_ _ _____________________________________________

Hiro aveva visto di sfuggita il padre parlare con il suo Sensei, mentre attraversava uno dei tanti corridoi dell'accademia, diretto verso l'aula in cui soleva incontrarsi con i compagni e il maestro. Si era fermato ad osservarli conversare. "Il vecchio avrà capito qualcosa..." pensò "ma hanno parlato così a lungo... cosa avranno avuto da dirsi?". Fu sorpreso, entrando in aula, nello scoprire che vi era solo una persona, appoggiata al banco.

"Ehi Robbie... ma gli altri?" salutò, lanciando lo zaino a terra. Il compagno fece spalluccie "'cazzo ne sò... in ogni caso sono tutti in ritardo - tu compreso". Hiro lo guardò alzando il sopracciglio "non è che tu sia sempre così puntuale..." Robbie era il classico tipo ribelle che non provava piacere nel faticare. Era molto intelligente, ma i voti in condotta gli abbassavano pesantemente la media. Inoltre era l'unico allievo di quell'anno a possedere un potere speciale: il maestro ne parlava sempre con orgoglio, ed era sempre guardato dagli altri come qualcuno che avrebbe potuto fare molto, ma che si impegnava poco. In realtà nessuno lo sapeva, ma Robbie si allenava moltissimo. Egli possedeva degli occhi particolari, attraverso i quali poteva far star male la gente: era in grado di generare illusioni nella mente delle sue vittime senza troppi sforzi. Certe volte riusciva a far sobbalzare persino il Sensei Kobawe! A Hiro Robbie stava molto simpatico. Erano molto amici, ma ancora Hiro non aveva voluto rivelargli la sua scoperta... aspettava il momento giusto per poterglielo dimostrare di persona, e stupirlo come era in grado di stupirlo lui con le sue complicate illusioni... "Ma dove sono tutti?!" chiese Hiro ad alta voce. "Chissà cosa faremo oggi..." sospirò Robbie, temendo di dover faticare. Non fece in tempo a finire la frase che il Sensei entrò in aula. Ma non aveva il volto sorridente come sempre: era bensì molto teso. Quando parlò lo fece con tono molto serio.

"Ragazzi, oggi è un grande giorno per voi. Per la prima volta in quest'anno, il Mizukage ha spedito un compito di categoria "C" per degli studenti, e ha scelto voi. Prendete gli zaini e seguitemi"

Hiro avvertì una sensazione di euforia improvvisa. "WOW! Una missione, fantastico!" esclamò, correndo a prendere lo zaino. "Oh, nooo, ma proprio oggi? Stanotte non ho dormito niente!" si lamentò Robbie "possibile che queste cose succedano sempre nei momenti sbagliati! Non ci si può rifiutare vero?" Hiro non credeva alle proprie orecchie "Fratello ma stai scherzando? Hai paura o cosa?" gli lanciò uno sguardo di sfida. Robbie fece finta di niente, e borbottò qualcosa tipo "machè.. nun me và de faticà..". Il sensei li guidò fuori dall'aula, e imboccò un lungo corridoio che Hiro non aveva mai percorso. "Robbie prendi esempio da Hiro. Dovresti essere felice di avere la possibilità di metterti alla prova e mostrare a tutti cosa sai fare!" provò a spronarlo Kobawe. Robbie continuò a borbottare "..ma se nu me và, vi dico..". "Cosa faremo esattamente, Sensei?" chiese Hiro eccitato. Kobawe si fermò di colpo "Ah, stavo per dimenticarmene!" tirò fuori dalla giubba un rotolo, tenuto stretto da un fiocco di tela rosso. Il Sensei lo sciolse e lesse il contenuto ai due giovani Ninja. "Trasportare un malato? A PIEDI?!" chiese con tono incredulo Robbie "Omadonnasantissima...". Hiro rimase in silenzio. "Beh, nulla di nuovo quindi..." pensò tra sè e sè, ricordando per un attimo le giornate trascorse con Tod in ospedale. Ripresero il cammino e dopo un po', svoltato un'angolo, si fermarono di botto. "E quello chi è?" Hiro notò una figura, proprio al centro del corridodio, distante circa 10 metri da loro. Il Sensei fece un cenno: era un invito a proseguire senza di lui? "Mi raccomando. Occhi aperti, non state andando a fare una gita in campagna". Hiro sobbalzò "Cosa... Sensei, ma lei non viene con noi?" Kobawe scosse la testa. "Fate attenzione" si limitò a ripetere. Poi spostò il suo sguardo sulla figura infondo al corridoio e gridò "Riportatemeli interi!" [...] la figura restò in silenzio, immobile, in attesa. Quindi Kobawe girò i tacchi e sparì dietro l'angolo. I due giovani si guardarono per un attimo: entrambi erano disorientati e spiazzati: ma un ordine restava pur sempre un ordine. Così avanzarono lentamente verso la figura. Avvicinandosi, Hiro si accorse che era ammantata, e possedeva una lucida maschera bianca "Ah! Questa divisa la riconosco! Appartiene alle squadre speciali..." pensò. Per un attimo si era dimenticato di tutta la sua forza, delle sue nuove capacità, della voglia che aveva di mettersi in gioco. Quella figura emanava una forza incredibile. Passo dopo passo si avvicinarono fino a trovarsi a pochi metri da lui...

[HIRO]
Stato Fisico: Illeso, riposato.
Stato Psicologico: Eccitato per la missione imminente e disorientato alla vista del Ninja mascherato.
Chackra: 10/10

[ROBBIE]
Stato Fisico: Illeso, assonnato.
Stato Psicologico: Rosica per la fatica imminente, tranquillo.
Chackra: 10/10

Robbie ha innata Occhi Diabolici.
 
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